IL BAR DEL REPARTO.
Chiacchiere in libertà intorno al mondo dell'audio e della musica suonata e registrata Curato, quando può e ne ha voglia (rarissimo!) da Diego. |
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Il DDP: di cosa stiamo parlando? Con il progressivo diffondersi delle linee ADSL veloci, i master finali usciti dallo studio e pronti per essere mandati in stampa sono passati da essere supporti fisici (bobine, e poi CD) a essere semplicemente files. Questo è indubbiamente di una grande comodità, ma presenta anche alcune problematiche. Pensiamo al CD non tanto come "elenco di tracce", ma come a un progetto coeso e unitario, nel quale ad esempio le prime due tracce sono collegate fra di loro, la terza e la quarta staccate di un secondo, le quinta di dieci secondi, ecc... E magari vogliamo metterci una ghost track (quella che c'è PRIMA della traccia 1, e che quindi non si sente se non tornando indietro dall'inizio del CD, e non la hidden track che si mette dopo un po' di silenzio alla fine del cd). Insomma, molti progetti giocano con queste possibilità offerte dai "markers" dei CD (lead-in e lead-out) e trasferire semplicemente le tracce online sotto forma di singoli files farebbe perdere questa possibilità. Analogamente ai file ISO dei CD-ROM che forse alcuni conoscono, si era resa impellente la necessità di creare un file unico che fosse la copia esatta del disco fisico, con tutte le possibilità offerte da esso ma senza le problematiche che questo comportava, ad esempio possibili errori di scrittura in fase di masterizzazione oppure in fase di trasporto (di solito infatti i press plant in caso di invio del disco fisico ne chiedono più copie, per sicurezza). E' a questo punto che ci viene incontro il formato DDP (che non è un formato aperto ma è proprietario, sviluppato dalla Doug Carson & Associates, Inc., e per ora è uno standard de facto): un unico file - in realtà, una cartella, ma come tale facilmente comprimibile in uno zip - che racchiuda tutto, ma proprio tutto quello che sta in un cd: dai metadati (titolo, artisti, genere, engineer, ecc...) all'elenco delle tracce con relativa durata (un pratico file txt comodo da mandare agli amici SIAE), fino all'audio vero e proprio, con accumulo di dati in maniera ridondante e controllo degli errori tramite appositi checksum, così che possiamo stare tranquilli che quello che mandiamo sia esattamente quello che abbiamo ascoltato. Uso del DDP una volta usciti dallo studio Noi al Reparto alla fine di un lavoro vi rilasceremo il vostro lavoro proprio in questo formato, compilato con un software dedicato ad-hoc, oltre ad alcune copie fisiche per praticità create con un masterizzatore esterno professionale su un CD Audio (formato red-book). Teoricamente, a quel punto il vostro lavoro è finito: manderemo una copia del DDP direttamente all'impianto di stampa dei CD o al vostro produttore e potete stare tranquilli che se il DDP è scritto e verificato, il file che arriva è esattamente quello che abbiamo ascoltato insieme per l'ultima volta prima di chiudere il progetto. Però, se volete sentire quel DDP che abbiamo creato, ci sono alcuni passaggi da fare perchè non basta il classico lettore del vostro computer per aprirlo, decrittare i dati e farvelo ascoltare. Ma nessuna paura: ci sono ottimi software gratutiti che possono aiutarvi in questa cosa, e che noi dello studio vi consigliamo. Aprire e ascoltare un DDP ricevuto Una volta ricevuto il file (che quasi sempre vi manderemo in formato ZIP), scompattatelo: apparirà una cartella che avrà al suo interno i suguenti file: \ nome_file DDP \ CD traklist.txt (in questo file trovate l'elenco delle tracce con titoli e credits) DDPMS - questo è il file principale da usare DDPID IMAGE.DAT (questo è il file più grande e contiene le informazioni audio) MD5_CHECKSUM.MD5 PQDESCR Tralasciando in questa sede le descrizioni dei vari file, chè tanto per ora non ci interessa, procuratevi una utility per aprire e visualizzare il DDP. Noi vi consigliamo X Lossless Decoder (MAC): potete trovare la pagina del progetto qui Non preoccupatevi delle lunghe descrizioni nerd-style, andate a DOWNLOAD e installatelo. Nota bene: se OSX non ve lo lascia installare perchè non è un app ufficiale di Apple Store, dovete permettere al Gatekeeper l'installazione: una semplice procedura la trovare a questa pagina) A questo punto, una volta lanciato il programma, aprite il file DDPMS contenuto nella cartella del DDP e avrete sullo schermo tutte le tracce, con relativi metadati. Potete a questo punto ascoltare l'intero CD o le singole tracce con il player interno al programma. Registrazione di un CD e conversione in altri formati Le tracce possono essere a questo punto salvate su un normale CD audio: semplicemente cliccate sull'icona BURN in alto a destra. Oppure, potete esportarle in diversi formati fra cui MP3 e (vivamente consigliato) il FLAC che come forse saprete è un formato Lossless, cioè con compressione senza perdita. A differenza dell'mp3 infatti, i dati vengono compressi in maniera non distruttiva e quando vengono de-compressi sono esattamente uguali all'originale. A fronte di un peso di circa il doppio di un mp3@192, la qualità è decisamente superiore. Per convertire, selezionate il formato di output che volete nelle preferenze del programma, poi cliccate nel menù in alto a sinistra: Le prime 3 possibilità vi consentono di esportare le singole tracce in singoli file, mentre l'ultima crea un unico file FLAC con una file di playlist per scegliere la traccia all'interno di quest ultimo.
Aprire un DDP con Reaper La bellissima DAW di Cockos ha la possibilità di "aprire" un DDP per ascoltarlo; in questo caso si visualizza un solo grande file che corrisponde al contenuto del futuro CD, senza i lead in/out né i nomi delle tracce. E' quindi una soluzione un po' più basilare ma può funzionare benissimo per dare un ascolto finale, controllare la distanza fra i brani, ecc. Semplicemente, basta trascinare (oppure importare il media) il file IMAGE.DAT contenuto nella cartella del DDP dentro a una traccia audio di Reaper. Funzione comodissima per una veloce review! Conclusioni Il formato DDP, una volta conosciuto, è sicuramente un modo potente, sicuro e affidabile per spostare online il nostro delicato lavoro ed è attualmente (inverno 2016) il formato preferito dagli studi e dagli impianti di riproduzione dei dischi. Una volta provato ad utilizzare, abbiamo trovato X Lossless Decoder molto pratico e quindi lo consigliamo a tutti i nostri clienti. Per qualunque informazione riguardo a questo argomento scrivetemi! |
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Marzo 2020
Diego.
Architetto, studi in acustica e in acustica architettonica. Fonico, piccolo audiofilo, fondamentalmente un appassionato. |